VARIE

STORIE ITALIANE DIMENTICATE

Sono pochi gli oggetti capaci di evocare suggestioni ed epoche lontane come una radio. Non stiamo parlando della musica o di un programma di intrattenimento, ma dell’oggetto in sé, che a prescindere dal fatto che sia acceso o spento, funzionante o rotto, ha il magico potere di suscitare immagini d’altri tempi. Ci sono per esempio quelle radio lunghe come transatlantici, piene di luci, tasti e altoparlanti grossi come pentole, che fanno venire in mente gli anni Ottanta.

Oppure ci sono le radioline portatili, quella con la fettuccina di pelle attaccata di lato, che nelle domeniche degli anni Sessanta e Settanta diventavano una vera e propria prolunga della mano di ogni uomo appassionato di calcio “costretto” a una gita fuori porta coi parenti o a una passeggiata in centro per negozi con la fidanzata. E poi ci sono quelle coi pannelli in legno, dalla forma bombata, con le manopole bianche per la ricerca della frequenza che fanno venire in mente gli anni Trenta, quando le famiglie si radunavano in salotto dopo cena per ascoltare il notiziario serale. In quegli anni prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale i modelli più diffusi erano quelli prodotti dalla ditta Allocchio–Bacchini, storica azienda milanese fondata nel 1920 dagli ingegneri Antonio Allocchio e Cesare Bacchini.

 

Presentata da Romano Pisciotti con

AG & Partners srl

LE RADIO ALLOCCHIO BACCHINI

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